Esempi di ricerche che prediligono il segno. Risultati in stampa ottenuti da matrici incise con tecniche tradizionali a rilievo o a incavo, litografia e serigrafia. Sono inclusi anche processi meccanici e fotomeccanici, sperimentali e utilizzo di macchinari a controllo numerico.
Utilizzare più strumenti per l’incisione diretta è come avere a disposizione un vocabolario e, come accade con le parole e il suono, le possibilità di variazioni del segno sono infinite. La matrice in rame, a differenza di altri metalli, permette di ritornare su alcune decisioni, di cancellare in parte o ritornare allo stato iniziale, per poter nuovamente incidere o per creare effetti visivi particolari. L’inserimento in Chine-collé in carta giapponese colorata sottolinea quanto sia interpretativa e importante la fase di stampa.
Valeria Manzi,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Perché è differente incidere un segno in Acquaforte piuttosto che in Puntasecca? Se nel primo caso è l’azione dell’acido a creare il solco, nel secondo è l’intervento diretto della mano che scalfisce con una punta il metallo e ne determina la profondità e l’efficacia del segno; un’azione fisica molto differente. La fluidità dello scarabocchio è resa possibile grazie al semplice asporto della vernice di protezione stesa anticipatamente sulla superficie della matrice. L'acido agisce penetrando solo nelle parti del metallo scoperte. Le tracce incise trattengono l'inchiostro e lo rilasciano sul foglio durante il passaggio del rullo, nella fase in stampa al torchio.
Clauser Lars,
dettaglio - carta Graphia 270g
La caratteristica della Ceramolle è di poter ottenere segni simili al tratto della matita. La diversità del segno inciso è data non solo dalla differenza di pressione fisica esercitata durante il disegno sulla matrice, ma anche dalla scelta del metallo e dal tipo di morsura.
Se l’esigenza è di ottenere segni più marcati e corposi, può essere efficace incidere su zinco, dove l’azione dell’acido nitrico permette di rompere con più facilità gli argini del segno. Qui la pulitura a garza della matrice ha permesso inoltre di fondere segno e fondo, mantenendo un sapore più vellutato e meno contrastato.
Francesca Gagliardi,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Scegliere il plexiglass significa sapere che non è possibile cancellare una volta inciso il segno. E’ un materiale molto duttile che registra tutto, persino i graffi accidentali più impercettibili. Allo stesso tempo è molto maneggevole e leggero e facilmente trasportabile, come nel caso di quest’artista che ha deciso di lavorare en plein air, incidendo direttamente sulla superficie con una punta.
Il risultato in stampa è grafico, molto nitido e il contrasto tra lo sfondo bianco e il segno sfumato tipico della puntasecca è amplificato dal tipo di pulitura: a carta. Pulire il plexiglass richiede un'attenzione diversa da quella utilizzata per il metallo, perchè il controllo visivo, in particolare, risulta più complicato a causa della trasparenza della matrice.
Ola Eibl,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Intervenire direttamente su una matrice significa anche poter fissare su una superficie un movimento velocemente, senza esitazioni o possibilità di ripensamento. L’artista ha deciso di usare un saldatore a elettrodi per ferro direttamente sulla matrice di rame, unendo un supporto nobile della tradizione a strumenti moderni. Gli elettrodi si consumano, depositando gocce e schizzi di ferro che si fondono alla superficie; ma la lentezza della saldatura non riesce ad assecondare la velocità del gesto. Il segno è quindi a singhiozzo, intermittente, su un fondo graffiato e non lucidato, che raccolto grazie a una pulitura a garza crea un tappeto sonoro all’immagine figurativa.
Cristian Boffelli,
dettaglio - carta Hahnemühle naturale 350g
Ciò che caratterizza il segno inciso in Puntasecca sono le barbe che si formano ai margini del solco tracciato. Sono il risultato dello spostamento fisico del metallo. Un vero e proprio ricciolo che durante la pulitura della matrice trattiene ulteriormente l’inchiostro. Per questo, il risultato visivo è di un segno centrale netto con sfumature laterali. Scegliere il supporto su cui incidere significa dunque decidere che tipo di risultato ottenere. Ogni metallo ha una durezza e porosità differente, una composizione molecolare che condiziona l'efficacia del gesto e il conseguente risultato visivo ma anche il numero possibile di esemplari che si possono stampare.
Ola Eibl,
dettaglio carta Zerkall Bütten 720 275g
La tecnica della Ceramolle permette di ottenere un segno che rispetta la naturalezza del gesto. Di fatto noi registriamo, fissiamo fisicamente, un movimento e una determinata pressione che diventerà la nostra immagine. In questo caso l’artista ha usato alcune matite e il retro del pennello per intervenire su due matrici, una per il nero e l’altra per il colore. Il procedimento à la poupée in fase di inchiostrazione permette di inserire più colori sulla stessa matrice. La stampa in doppia battuta a registro unisce e fonde i due livelli.
Sandro Martini,
dettaglio - carta Velin Arches 270g
Dopo una traccia iniziale incisa con il procedimento tradizionale della Ceramolle, l’artista ha lavorato sulla matrice sia durante la fase di stampa - creando zone di saturazione di colore o altri effetti monotipici - che direttamente sul foglio già stampato, con matite e carta vetrata.
Il processo di stampa monotipico è un procedimento d’inchiostrazione di una matrice incisa, durante il quale l’autore o lo stampatore dichiaratamente si spingono oltre la semplice pulitura lasciando zone differenti dello stesso inchiostro o di colori differenti, interpretando così ogni volta diversamente la stessa matrice.
Kristin Groethe,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
La caratteristica della Puntasecca sono le barbe, o residui di metallo che si formano ai margini del solco tracciato dalla pressione della punta e sono il risultato dello spostamento fisico del metallo; un vero e proprio ricciolo che durante la fase di pulitura in stampa trattiene ulteriormente l’inchiostro sfumando visivamente il segno. Scegliere specificatamente il supporto su cui incidere significa dunque decidere quale tipo azione fisica esercitare e di conseguenza quale tipo di risultato visivo raggiungere. Una scelta che influirà anche sul processo di stampa.
Ola Eibl,
dettaglio carta Zerkall Bütten 720 275g
Il processo applicativo dell’Acquaforte è rimasto invariato per più di cinque secoli. Sono cambiati i supporti, le vernici ma, tutto accade come avveniva già nel 1500. Basta capire la funzione di ogni passaggio, la chimica e dunque conoscere la reazione dei diversi materiali per giocare e gestire secondo la propria intenzionalità; tutti elementi fondamentali quanto il concetto dell’opera e la sua progettazione. Usata come schizzo preparatorio, la matrice è stata incisa più volte preservando zone diverse, scoprendo segni differenti e incidendo ogni volta con un tempo variabile sino a mangiare in alcune parte tutto lo spessore del metallo. La fisicità dei segni bianchi anticipa ciò sarà la realizzazione di un oggetto vero e proprio oggetto scultoreo.
Andrea Sala,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
L’alluminio è un metallo duttile, si può incidere direttamente con una punta e ottenere solchi molto profondi con grosse barbe. Il risultato visivo è molto deciso e ha effetto particolarmente tridimensionale. Allo stesso tempo, a differenza di altri metalli, per la sua morbidezza registra qualsiasi lieve graffio, impossibile da eliminare una volta che il materiale è stato intaccato. Nel caso specifico alla pulitura a carta della matrice sono stati aggiunti in fase di stampa alcuni inserti colorati di carte molto sottili in chine-collé.
Francesca Gagliardi,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Si posso mescolare tecniche dirette e indirette procedendo per gradi di lavorazione per ottenere diverse variazioni di segno. In questo caso l’artista ha steso su tutta la matrice una vernice morbida e sensibile, e sovrapposto una carta molto leggera su cui tracciare il proprio disegno. La pressione esercitata dal gesto ha sottratto la vernice, scoprendo i segni; se in questa fase è l’acido a incidere il segno, il secondo e successivo intervento è stato fatto, invece, direttamente con una punta.
Kristin Groethe,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Gary Kuehn,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Franscisco Josè Maringelli,
dettaglio - carta Giapponese 160g
I fotopolimeri sono materiali plastici idrosolubili e sensibili ai raggi ultravioletti contenuti nello spettro elettromagnetico della luce solare o in particolari strumenti chiamati bromografi dotati di lampade a radiazione ultravioletta. L’esposizione della lastra alla luce del sole o della lampada, per il tempo necessario, fa sì che il polimero che la ricopre si indurisca in modo definitivo non risultando più solubile in acqua. E’ una tecnica indiretta che permette di avere una libertà estrema nella manipolazione della propria immagine. L’artista è partita da un suo disegno a china unendolo con un’elaborazione in Photoshop a un’altra sua fotografia ed è intervenuta sulla pellicola finale prima di posarla sulla matrice in polimero.
Alessandra Angelini,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Alessandra Angelini, dettaglio - carta Graphia bianca 275g
Spazio, campiture e approccio pittorico. Risultati in stampa ottenuti da matrici incise con tecniche tradizionali a rilievo o a incavo, litografia e serigrafia; includendo processi meccanici, sperimentali e utilizzo di macchinari a controllo numerico.
Applicare il metodo tradizionale dell’acquatinta significa dover circoscrivere e isolare con una vernice di protezione l’area che si desidera incidere, è quello che l’artista ha fatto in questo caso prima di polverizzare e fissare il bitume giudaico per poi immergere la matrice in acido. Il colore è stato concepito su due livelli, dunque su due matrici: una per i bruni e l’altra per i blu. Le diverse tonalità di colore sono ottenute grazie all’incisione con più tempi di acidatura e differenti polverizzazioni di bitume.
Ali Hassoun, dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Quando si parla di Monotipia si fa riferimento al concetto di unicità, dal greco "unica impronta". Il Monotipo è il risultato in stampa di una matrice non incisa, ma usata come supporto su cui stendere l’inchiostro, in genere a pennello o a rullo. Il passaggio sotto il torchio riporta su carta, infatti, l’impronta dell’immagine appena dipinta. Con uno strato sottilissimo di inchiostro è possibile rispettare la fedeltà dell’immagine senza incorrere in risultati imprevedibili dati dallo spostamento anomalo dell’inchiostro. Dal dettaglio si capisce come l’artista abbia prima rullato su tutta la superficie con un unico colore e poi dipinto con il nero.
Luca Mengoni,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
L’effetto è simile all’acquarello. Si possono ottenere campiture molto delicate, evanescenti o di toni leggerissimi, oppure per insistenza di pennellate sulle stesse aree arrivare a definire e saturare la zona interessata. L’artista ha lavorato distribuendo e dividendo su tre matrici differenti colori caldi e colori freddi. Ha inoltre sfruttato la caratteristica di fusione degli inchiostri calcografici durante la fase di stampa, con la sovrapposizione a registro delle matrici.
Massimo Lomasto,
dettaglio - carta Hahanemühle bianca 300g
Incidere attraverso la luce. E’ quello che accade utilizzando matrici polimere fotosensibili. Nel caso specifico l’artista ha realizzato su carta un disegno a china con pennino e pennello, lo ha scansionato e riportato su pellicola trasparente. Con un bromografo a luce ultravioletta ha posato la pellicola sulla superficie fotosensibile, ottenendo così il fissaggio di alcune parti del polimero. L’azione della luce ha prodotto dei micro solchi, un risultato del tutto simile all’azione dell’acido. Infine con procedimento in stampa à la poupée ha ottenuto un’immagine con sfumature delicate di diversi colori.
Alessandra Angelini,
dettaglio - carta Zerkall 275g
Quando si lavora in monotipia non sempre si riesce ad avere un controllo totale della materia. In base alla quantità d’inchiostro stesa sul supporto e alla pressione durante il passaggio sotto il torchio spesso accadono degli imprevisti. Se si procede per gradi, come in questo caso, l’incidente non è più necessariamente visto come un errore. Se controllato e reintegrato secondo la composizione, può essere un’opportunità di riflessione e parte del processo di lavorazione.
Julia Binfield,
dettaglio - carta giapponese 30g
Con un pennello intriso di vernice protettiva è possibile far cadere una certa quantità di liquido sulla superficie della matrice. Sono le zone che nell’immagine si vedono bianche, perché coperte sino all’ultima fase di lavorazione. Il resto del metallo è stato invece intaccato dall’acido procedendo di volta in volta con le aree di protezione. Il risultato gioca sulla composizione: la pennellata bianca in primo piano è nitida grazie alla presenza dell’atmosfera pittorica concentrata e al tempo stesso rarefatta del fondo.
Massimo Lomasto,
dettaglio - carta Hahanemühle bianca 300g
Permette di tracciare un disegno libero e spontaneo. Per definire le campiture, l’artista ha steso con un pennello sulla matrice uno strato viscoso di acqua zuccherata unita a un inchiostro di china e, dopo l'asciugatura, ha applicato una vernice di protezione su tutta la superficie. Immergendo la lastra in acqua calda lo zucchero si è sciolto, scoprendo nuovamente le aree dipinte, su cui si è poi potuto procedere con l’acquatinta. L’effetto visivo d’idrorepellenza del segno è dato dalla reazione chimica del contatto tra sostanza zuccherina con la superficie della lastra non perfettamente sgrassata.
Corbacciò,
dettaglio - carta BKF RIVES 300g
Il Mokulito è processo di stampa che utilizza gli stessi principi della litografia tradizionale. Partendo da una superficie di legno è possibile stampare con un torchio calcografico sottili tavole dipinte o disegnate con sostanze grasse. É quello che ha fatto l’artista utilizzando inchiostro, pastelli e matite per litografia. La partecipazione visiva delle venature, l'opportunità di intervenire con tecniche a incavo durante la fase stampa e la possibilità di lavorare su grandi formati sono tra i motivi che determinano la scelta di questo materiale.
Luciana Meazza,
dettaglio - carta giapponese 60g
Oltre alla classica punta che permette di tracciare un solco sulla matrice in questo caso l’artista ha utilizzato una o più roulette. La roulette o rotella è una piccola ruota dentellata o puntinata in metallo che contribuisce alla resa di un effetto sgranato. Se l’uso di questo strumento rimane simile al gesto di incidere con una punta, ossia di scalfire direttamente il metallo, l’azione di intaccare con pressioni differenti spazi più ampi della superficie dalla lastra, permette di ottenere vere e proprie campiture incise e di modulare l’intensità dei toni.
Nino Crociani,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Ferruccio Fanti,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
E’ una tecnica calcografica diretta che consente di ottenere effetti di tonalità liquide, trasparenze e sfumature finissime. Normalmente si procede sulla matrice di volta in volta aggiungendo segno su segno, tono su tono per arrivare al nero. In questo caso invece si inverte il processo creativo. L’artista ha inciso con movimenti ripetuti e incrociati, tutta la superficie con uno strumento di metallo: una piccola mezzaluna d'acciaio il cui tagliente anziché avere un filo continuo è formato da un’acuminata serie di punte; a lastra granita ha lavorato con un brunitoi e raschietti per ritrovare tonalità più chiare. La fase di inchiostrazione è molto delicata a causa delle barbe date dallo spostamento del metallo.
Jacques Jesion,
dettaglio - carta fabriano 300g
Mario Benedetti,
dettaglio - carta Zerkall 275g
Petra Meierrose,
dettaglio - carta Hahnemühle naturale 300g
Francisco Josè Maringelli,
dettaglio - carta giapponese 160g
Alizarina, dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Effetti di rilievo e tridimensionalità. Risultati ottenuti grazie all'applicazione di materiale sulla superficie della matrice: carborundum o paste sintetiche. Rilievi della carta dati da matrici incise; includendo processi meccanici, sperimentali o utilizzo di macchinari a controllo numerico.
Si possono creare immagini pittoriche e materiche al tempo stesso, depositando paste fluide su lastre di metallo. L’artista ha tracciato alcuni segni con il retro di un pennello, durante la fase di asciugatura del materiale, attendendo poi alcune ore prima di poter stampare. Il resto è dato esclusivamente alla fase d’inchiostrazione, dove i colori sono stati aggiunti in zone specifiche della composizione e la tinta piatta arancione è ottenuta rullando sottili lamierini di metallo. Tutto ottenuto con un unico passaggio sotto il torchio.
Tommaso Cascella,
dettaglio di stampa su carta Hahnemühle bianca 300g.
Si possono inserire durante la fase di stampa ritagli di carta colorata, depositandoli sulla matrice con la faccia incollata, opposta alla superfice già inchiostrata. Il risultato non è dichiaratamente materico, generalmente le carte sono di grammature finissime, ma pur sempre addizionale e come tale modifica sia fisicamente sia percettivamente il foglio stampato.
Valeria Manzi,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g.
Il carborundum è una soluzione tecnica utilizzata negli anni sessanta da Henri Goetz. Si mescola con una vernice-collante la polvere di carborundum e si stende con il pennello o con la spatola sulla lastra. L’indurimento della pasta permette l’inchiostratura e la stampa al torchio. L’artista ha sostituito alla vernice, il Modeling Paste, una pasta modellante a base acrilica che, utilizzata pura o mescolata al Carborundum crea superfici più o meno porose. Una soluzione che in stampa restituisce molteplici variazioni materico – tonali.
Kiss Zoltan,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g.
Zoran Grmas,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Briguitte Duttler, dettaglio - carta Hahnemühle bianca 350g
Luca Mengoni,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Corbacciò,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Luca mengoni,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Zoran Grmas,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Zoran Grmas,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Valerio Berruti,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Il termine che definisce questa tecnica, deriva dal greco ξύλον - legno - in latino Xylo. La matrice di origine è dunque una tavola di legno. Se scavata con gli specifici strumenti, le sgorbie, si posso ottenere segni in il cui risultato in stampa è bianco, mentre le parti in rilievo risparmiate, sono inchiostrate. Durante la stampa, dopo aver rullato uniformemente tutta la superficie con il colore desiderato, in questo caso il nero, è possibile esercitare una pressione maggiore con il torchio per ottenere un segno bianco con un rilievo evidente creando un effetto materico.
Gunter Puch,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g.
Turi Simeti,
dettaglio - carta 100% cotone 600g
Discipula,
dettaglio - carta Graphia liscia bianca 275g
Elisabetta Tagliabue,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g.
Medhat Shafick,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Gianfranco Asveri,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Franco Guerzoni, dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Franco Guerzoni,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Sergi Barnils,
dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Gianfranco Asveri, dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Immagini legate alla grafica, all’editoria, all’illustrazione. Risultati in stampa ottenuti da matrici incise con tecniche tradizionali a rilievo o a incavo, litografia e serigrafia; includendo processi meccanici, sperimentali e utilizzo di macchinari a controllo numerico. Tecniche miste tra Fine Art e metodi tradizionali.
Matteo Morelli,
dettaglio - carta ZerkalI 275g
Fornasetti, dettaglio - carta Hahnemühle bianca 300g
Corbacciò,
dettaglio - carta Hahnemühle naturale 300g
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