Il diletto del praticante è la prima personale in un’istituzione museale italiana dello scultore americano Gary Kuehn (Plainfield, New Jersey, 1939), che rende omaggio all’originale percorso dell’artista, il cui linguaggio crudo e radicale, portato avanti a partire da una riflessione sulla fisicità dei materiali, ha giocato un ruolo significativo nella nascita di una nuova concezione della scultura, equidistante tanto dal soggettivismo dell’astrazione espressionista, quanto dall’oggettività e dal rigore geometrico del minimalismo.
Accompagna la mostra un catalogo bilingue ( pubblicato da Mousse Publishing in collaborazione con GAMeC Books, con testi di Alex Bacon, Lorenzo Giusti, David Komary e una conversazione tra Gary Kuehn e Sara Fumagalli) e due immagini stampate al torchio a mano a tiratura limitata curate da A14.
Edizione in tiratura limitata di 28 copie numerate da 1 a 28 in numeri arabi + 3 prove d'autore firmate come p.d.a.
Matrice: lastra di rame 25,5 x 25,5 cm
Tecnica: Posa UV su matrice e incisa con tre differenti morsure in acquatinta e stampata a un colore
Carta: Hahnemühle bianco naturale 100% cotone 300g dim 56 x 56 cm
Edizione in tiratura limitata di 28 esemplari numerati da 1 a 28 in numeri arabi + 3 prove d'autore firmate come p.d.a.
Matrice: 1 MDF 40,6 x40,6 cm; 1 Matrice ottone 40,6 x40,6 cm
Tecnica: Stampa in doppia battuta. Primo passaggio in bianco rullato su matrice in ottone.
Secondo passaggio in nero rullato con sagoma MDF.
Carta: Hahnemühle bianco naturale 100% cotone 300g dim 56x56 cm
Attraverso quattro sezioni, suddivise tra gli spazi espositivi della Galleria e la prestigiosa Sala delle Capriate, nell’antico Palazzo della Ragione di Bergamo, la mostra presenta un nucleo significativo di circa 70 opere, tra le più importanti della produzione dell’artista: sculture, disegni, dipinti e installazioni realizzati dall’inizio degli anni Sessanta, che vanno a tracciare un percorso stratificato – comprensivo di una serie di nuove produzioni realizzate appositamente per questa occasione – volto a restituire le evoluzioni stilistiche del linguaggio di Kuehn e a mettere in luce la sorprendente attualità del suo lavoro.
Lo storico Palazzo della Ragione – costruito alla fine del XII secolo, cuore medievale della Città Alta – ospita una selezione di opere scultoree rappresentative della produzione degli anni Sessanta, la quasi totalità delle quali mai esposte in Italia precedentemente.
I lavori, di grande formato, dialogano con l’affascinante architettura della Sala delle Capriate, per l’occasione svuotata di tutti gli arredi, enfatizzandone la peculiare bellezza e trovando in essa la dimensione ideale per la loro collocazione.
Le serie storiche – dagli Wedge Pieces ai Bolt Pieces, dai Melt ai Mattress Pieces, fino ai Pedestal Pieces – offrono al visitatore una visione d’insieme, esaustiva del primo fondamentale decennio creativo e introduttiva alla seconda parte della mostra, ospitata nelle sale della GAMeC.
Il primo piano della Galleria è invece suddiviso in tre diverse sezioni, corrispondenti a tre fondamentali “contrasti” indagati da Kuehn nel corso della propria ricerca: adattamento/deformazione, connessione/separazione, libertà/limite. Antagonismi che, in oltre cinquant’anni di attività, hanno dato forma a un lavoro in cui il senso della presenza materiale e l’artigianalità sono divenuti strumenti per esprimere dimensioni metaforiche e psicologiche.
L’allestimento non procede dunque, per questa parte, in maniera cronologica, ma punta sulla relazione dialettica tra sculture, pitture e disegni, sia storici sia recenti, facendo emergere i nuclei tematici alla base della produzione dell’artista.
Un’evoluzione che muove dalle prime sculture sperimentali, oggi internazionalmente celebrate, passando per i lavori grafici, le opere bidimensionali in zinco e rame e i Black Paintings degli anni Settanta ma anche quelli più recenti realizzati negli anni Duemila, i Twist Pieces, le Berliner Serie e le installazioni in ferro degli anni Ottanta e Novanta, fino alle sculture in resina, agli Stancil Drawings degli ultimi anni e ai Gesture Projects che hanno attraversato la sua intera produzione. In mostra viene inoltre presentata un’intervista inedita all’artista, realizzata appositamente per l’occasione, in cui Gary Kuehn ripercorre i passaggi fondamentali della propria ricerca analizzando il proprio rapporto con il Minimalismo americano, l’Espressionismo astratto e l’Arte Povera italiana, sviluppando una riflessione parallela sul presente.
Il diletto del praticante è la prima personale in un’istituzione museale italiana dello scultore americano Gary Kuehn (Plainfield, New Jersey, 1939), che rende omaggio all’originale percorso dell’artista, il cui linguaggio crudo e radicale, portato avanti a partire da una riflessione sulla fisicità dei materiali, ha giocato un ruolo significativo nella nascita di una nuova concezione della scultura, equidistante tanto dal soggettivismo dell’astrazione espressionista, quanto dall’oggettività e dal rigore geometrico del minimalismo.
Accompagna la mostra un catalogo bilingue ( pubblicato da Mousse Publishing in collaborazione con GAMeC Books, con testi di Alex Bacon, Lorenzo Giusti, David Komary e una conversazione tra Gary Kuehn e Sara Fumagalli) e due immagini stampate al torchio a mano a tiratura limitata curate da A14.
Edizione in tiratura limitata di 28 copie numerate da 1 a 28 in numeri arabi + 3 prove d'autore firmate come p.d.a.
Matrice: lastra di rame 25,5 x 25,5 cm
Tecnica: Posa UV su matrice e incisa con tre differenti morsure in acquatinta e stampata a un colore
Carta: Hahnemühle bianco naturale 100% cotone 300g dim 56 x 56 cm
Edizione in tiratura limitata di 28 esemplari numerati da 1 a 28 in numeri arabi + 3 prove d'autore firmate come p.d.a.
Matrice: 1 MDF 40,6 x40,6 cm; 1 Matrice ottone 40,6 x40,6 cm
Tecnica: Stampa in doppia battuta. Primo passaggio in bianco rullato su matrice in ottone.
Secondo passaggio in nero rullato con sagoma MDF.
Carta: Hahnemühle bianco naturale 100% cotone 300g dim 56x56 cm
Attraverso quattro sezioni, suddivise tra gli spazi espositivi della Galleria e la prestigiosa Sala delle Capriate, nell’antico Palazzo della Ragione di Bergamo, la mostra presenta un nucleo significativo di circa 70 opere, tra le più importanti della produzione dell’artista: sculture, disegni, dipinti e installazioni realizzati dall’inizio degli anni Sessanta, che vanno a tracciare un percorso stratificato – comprensivo di una serie di nuove produzioni realizzate appositamente per questa occasione – volto a restituire le evoluzioni stilistiche del linguaggio di Kuehn e a mettere in luce la sorprendente attualità del suo lavoro.
Lo storico Palazzo della Ragione – costruito alla fine del XII secolo, cuore medievale della Città Alta – ospita una selezione di opere scultoree rappresentative della produzione degli anni Sessanta, la quasi totalità delle quali mai esposte in Italia precedentemente.
I lavori, di grande formato, dialogano con l’affascinante architettura della Sala delle Capriate, per l’occasione svuotata di tutti gli arredi, enfatizzandone la peculiare bellezza e trovando in essa la dimensione ideale per la loro collocazione.
Le serie storiche – dagli Wedge Pieces ai Bolt Pieces, dai Melt ai Mattress Pieces, fino ai Pedestal Pieces – offrono al visitatore una visione d’insieme, esaustiva del primo fondamentale decennio creativo e introduttiva alla seconda parte della mostra, ospitata nelle sale della GAMeC.
Il primo piano della Galleria è invece suddiviso in tre diverse sezioni, corrispondenti a tre fondamentali “contrasti” indagati da Kuehn nel corso della propria ricerca: adattamento/deformazione, connessione/separazione, libertà/limite. Antagonismi che, in oltre cinquant’anni di attività, hanno dato forma a un lavoro in cui il senso della presenza materiale e l’artigianalità sono divenuti strumenti per esprimere dimensioni metaforiche e psicologiche.
L’allestimento non procede dunque, per questa parte, in maniera cronologica, ma punta sulla relazione dialettica tra sculture, pitture e disegni, sia storici sia recenti, facendo emergere i nuclei tematici alla base della produzione dell’artista.
Un’evoluzione che muove dalle prime sculture sperimentali, oggi internazionalmente celebrate, passando per i lavori grafici, le opere bidimensionali in zinco e rame e i Black Paintings degli anni Settanta ma anche quelli più recenti realizzati negli anni Duemila, i Twist Pieces, le Berliner Serie e le installazioni in ferro degli anni Ottanta e Novanta, fino alle sculture in resina, agli Stancil Drawings degli ultimi anni e ai Gesture Projects che hanno attraversato la sua intera produzione. In mostra viene inoltre presentata un’intervista inedita all’artista, realizzata appositamente per l’occasione, in cui Gary Kuehn ripercorre i passaggi fondamentali della propria ricerca analizzando il proprio rapporto con il Minimalismo americano, l’Espressionismo astratto e l’Arte Povera italiana, sviluppando una riflessione parallela sul presente.
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